Un pomeriggio di inizio estate, ero seduta a guardare fuori in giardino e ho notato la meravigliosa esplosione di fiori rosa dell’albero piantato nel giardino della mia vicina.
Ogni anno lo guardavo con grande ammirazione, ma quel giorno aveva attirato in modo particolare la mia attenzione.
Nel contemplare, piena di stupore, quel trionfo di delicatissime forme e colori, mi sono sorpresa a riconoscere nella mia mente il pensiero “quanto vorrei un albero uguale nel mio giardino!”
E non solo quello! 😀
La stessa vicina ha anche un altro albero che “vorrei tanto nel mio giardino”, in primavera produce delle simpaticissime infiorescenze rosse che mi fanno sempre sorridere tanto, sembrano dei piumini da spolvero o dei scovolini per pulire le bottiglie 😀
Si chiamano callistemon (te li mostro nella foto qui sotto)
A cosa servono davvero i desideri?
Chissà quante altre volte avevo avuto lo stesso pensiero, come magari sarà capitato anche a te, solo che non ne ero consapevole, ero convinta che “fosse normale”, che si trattasse di una reazione automatica e inevitabile difronte a qualcosa che mi era sembrato bello.
Quel pomeriggio però ero curiosa di seguire dall’inizio il corso dei miei pensieri : “trovo meravigliosi i fiori che vedo dalla mia finestra.
Il solo fatto di guardarli mi riempie di estrema gioia, miste a gratitudine e ammirazione per le meraviglie della natura. Mi basta sedermi sul divano nel punto da cui posso godere di questa stupenda vista.
Nelle belle giornate poi, l’azzurro limpido e perfetto del cielo mette ancora più in risalto il rosa intenso di quei fiori, definendone ancora meglio i nitidi contorni.
Che meraviglia, e che senso di pace!”
Bene.
Fantastico.
In quel momento stavo assaporando il gusto della felicità, non mi serviva altro per stare bene. Poi, a un tratto, il pensiero: “Lo voglio per me”.
Immediatamente, nell’istante stesso in cui l’ho pensato, ho avvertito, seppur impercettibile, una lieve incrinatura nella magia perfetta che stavo vivendo fino a un secondo prima.
Se provo il desiderio di qualcosa, è perché sento che mi manca qualcosa. Altrimenti il desiderio neanche nascerebbe. Io desidero quell’albero nel mio giardino perché attualmente nel mio giardino non c’è.
E starei meglio se quell’albero fosse nel mio giardino.
Lo voglio possedere.
E lì ho cominciato a riflettere.
Perché sento il bisogno di averlo nel mio giardino?
Fino a un secondo prima che nascesse in me il pensiero “Lo voglio”, che cos’era che mi faceva stare così bene, che riempiva il mio cuore di immensa gioia?
Avere la possibilità e la fortuna di avere degli occhi sani che potessero ammirare uno scorcio così meraviglioso e poterne godere.
E non potevo continuare a farlo?
Non sarebbe sempre stato a mia completa disposizione, ogni singolo giorno, per tutta la stagione di fioritura senza muovermi dal divano di casa mia?
Tra l’altro, continuando a osservare meglio, avevo anche notato che l’albero di cui ammiravo così tanto i fiori, era posizionato, all’interno del giardino della vicina, in un modo in cui lei difficilmente avrebbe potuto vederlo dalla prospettiva privilegiata da cui riuscivo invece a vederlo io dal mio!
Le radici erano nel suo giardino, è vero, ma i rami erano protesi nella direzione del mio e, dalla sua prospettiva, parzialmente nascosti da un altro albero.
E dunque, a che cosa mi serviva averlo nel mio giardino?
Il mio pensiero “lo voglio” si era già sgretolato.
Non solo non mi serviva affatto averlo nel mio giardino, ma addirittura avevo un motivo in più per invitare la vicina a casa mia, anche per ammirare insieme i bellissimi fiori del suo albero da una prospettiva per lei diversa, e dirle quanto le ero grata per il meraviglioso spettacolo di cui potevo godere ogni singolo giorno.
Vivere adesso: riconoscere la vera natura dei desideri
Nella casa in cui abitavo prima con mio marito, c’era un balcone che comunicava con quello dell’appartamento accanto.
Una delle nostre gatte amava fare l’equilibrista sulla ringhiera e tutte le mattine se ne andava un po’ in giro. Non sapevamo dove andasse a passeggiare. Mistero.
Finché un giorno la coppia di vicini ci ha fatto vedere delle sue foto: andava a trovarli tutti i giorni, e loro la adoravano. Ecco dove se ne andava la furbacchiona tutte le mattine! 😀
I gatti sono molto abitudinari e loro aspettavano con gioia l’appuntamento fisso in cui lei andava a salutarli 😉
Se “possediamo” qualcosa, se possiamo dire che è “nostro”, siamo forse più felici?
Imparare a riconoscere la vera natura dei nostri desideri ci aiuta anche a vivere maggiormente il momento presente.
Correre con l‘immaginazione a un futuro in cui “avremo ottenuto quello che vogliamo nel modo in cui lo vogliamo” non ci permette neanche di assaporare pienamente le opportunità e la meraviglia del presente.
Se io adesso posso godere della bellezza di un fiore, se adesso posso provare la tenerezza di accarezzare la mia gatta preferita, senza doverli necessariamente possedere, a che mi serve desiderare di averlo per più tempo, di averlo sempre, perdendomi così il momento presente, correndo avanti, andando altrove col pensiero, per avere…quello che già adesso ho ma che semplicemente non sto vivendo pienamente? 😉
Complimenti.
Una scelta d’amore non mettere al mondo un figlio, se non è possibile si può sempre donare amore a bambini che ne hanno bisogno. Non è una morale, ma accanirsi quando il destino decide per te che non puoi essere mamma, ma le opportunità di esserlo per chi non ha una mamma. Questo è amore
vero Patrizia, non avere figli propri è un’opportunità per amare esattamente come averne avuti 🙂
Ciao Megumi.
Ma il desiderio è il motore dell’azione. Se desiderare una cosa di cui già godiamo ci fa perdere l’attimo, allora non dovremmo desiderare niente. Niente figlio, niente casa nel verde, niente…boh, quello che ci piace.
Ciao Lara, anche un figlio lo si può desiderare per motivazioni diverse: si è già comunque felici e si desidera irradiare la propria felicità e il proprio amore donandolo anche a una nuova creatura, oppure desiderarlo per colmare un proprio vuoto.
Se però desideri qualcosa perchè ne hai bisogno per cercare di colmare un vuoto, non sarai mai felice. Forse soddisfatto. Soddisfatto SE otterrai quella cosa, e SE potrai averla con te come desideri tu. Finchè non sentirai magari che non ti basta più e volgerai la mente irrequieta verso nuovi desideri 😉
E se una persona si sente già felice, ma non desidera irradiare questa felicità e amore donandolo ad una nuova creatura propria, perchè non desidera un figlio, voglio dire siamo già più di 7 miliardi non so se mi spiego, non interessa, riflettendo capisce che facendolo finirebbe a fare uno stile di vita che non le piace, ha tutt’altro stile di vita in mente, non sa amare?
Ciao Laura,
scegliere di mettere al mondo un figlio è una delle tante scelte d’Amore che si possono fare 🙂
Amare è un modo di agire, pensare, vivere la propria vita, è, per restare in tema, uno “stile di vita” 😉 Puoi essere pieno d’amore anche scegliendo di non diventare genitore, così come, pur diventandolo, non saper (ancora) amare.
Tutte quelle persone che per esempio scelgono di andare in missione, o di dedicare la propria via agli altri, e magari proprio per questo decidono di non avere una famiglia propria, non sanno forse amare? 🙂
È ciò che ho sempre pensato.
Anche facendo una vita più “banale” diciamo, senza ” andare in missione” e simili, si può amare,giusto?
E un’altra cosa: Io penso che si possa amare anche scegliendo di stare lontani da una persona.
Cosa ne pensi di questi due punti?
Scusa, volevo dire: anche scegliendo una vita più “banale” (senza andare in missione e simili) si può evitare di fare un figlio, e amare lo stesso, giusto?
certo, Laura 🙂
quello era un esempio, come tanti. L’Amore si declina in tantissimi modi ma che hanno una base comune: fare sempre la cosa giusta, che significa fare quello che tu vorresti ricevere 🙂 nelle piccole come nelle grandi cose.
Anche allontanare una persona, in quest’ottica, può anche rivelarsi un grande gesto d’amore. Che per esempio potrebbe aiutare quella persona a crescere.
Tutto dipende dal motivo vero per cui facciamo le cose, e l’amore e il rispetto con cui.le facciamo 🙂
Anche se la allontaniamo perché, dopo aver tentato di avere un rapporto autentico, capiamo che è impossibile per l’indole dell’altro?
Scusa ma mi trovo in un circolo vizioso: da un lato per l’indipendenza emotiva noi non dovremmo “stare male” (o comunque non trovarci a non sopportare) per l’atteggiamento altrui, quindi perché allontanarci?;
Ma dall’altro lato dovremmo agire facendo scelte giuste, Quindi immagino in primis amando noi stessi, e quindi ci sta anche l’allontanarsi.
Non se ne esce.
ogni situazione, Laura, va vista nel suo caso specifico 🙂
Considera comunque che più diventi forte, più diventi emotivamente indipendente, più ciò che fino a quel momento ti sembrava “impossibile” ti diventa invece possibile. E i tuoi limiti si spostano sempre più in là. Più comprendi in profondità che gli altri non hanno il potere di danneggiarti (perchè le emozioni dipendono da te), più puoi amarli in modo autentico. Ricordando sempre che l’amore non porta necessariamente a una relazione.
Per farti un esempio, puoi continuare ad amare, in un atteggiamento di apertura e quindi comprendere e perdonare anche una persona che ti insulta continuamente o
che è violenta, ma ponendo dei limiti per la tua sicurezza.
In passato mi sono chiesta una cosa, in una situazione simile, è stato un pensiero improvviso: se fosse mio figlio, poniamo, lo abbandonerei? 🙂
e questo non significa che una mamma si faccia insultare o picchiare 😉
l’amore è anche e soprattutto equilibrio 🙂
Se peró al posto di un fiore c’è una persona, una ragazza per esempio, e il senso da soddisfare non è più la vista, ma il tatto supponiamo, potresti dire che é giusto toccare quella persona che non è la tua compagna, senza volerla per te, ma godere di ció che ti offre in quel momento, lasciandola poi tornare dal suo compagno?
apprezzare le cose belle non è un invito all’edonismo e all’egoismo 🙂
il punto non è soddisfare i propri sensi per il proprio piacere calpestando gli altri ma la domanda: a che mi servirebbe toccare questa ragazza? perchè sento il bisogno di toccarla (nella metafora della pianta: averla nel mio giardino) se posso godere pienamente della sua compagnia o della sua presenza senza oltretutto fare del male a nessuno? 🙂
Brava Megumi. Condivido quello che dici, ma l’essere umano è cmq molto egoista: è nella sua indole. In ogni caso, mi ha colpito una tua frase che mi ha dato mola fiducia in un periodo nero della mia vit: oltre le nubi più nere, splende sempre il sole….. Grazie.
ciao Rocco, l’essere umano vuole essere felice 🙂 solo che spesso, per un profondo errore di valutazione, è convinto che per essere felice debba “prendere”, ricevere, accumulare.Oggetti, attenzioni, apprezzamento, l’amore stesso. Solo comprendendo a fondo che non è il ricevere, ma il dare a rendere davvero felici, l’egoismo stesso si sgretola perchè non ha più motivo di esistere.
La frase che citi è nata da un’esperienza realmente vissuta quando anni fa, in aereo, durante un decollo in condizioni atmosferiche a dir poco avverse, ho visto il sole splendere sereno al di sopra delle nubi tempestose. E ho pensato che davvero è così anche nella vita.Cerco di ricordare sempre che, anche nella giornata più grigia, al di là della cappa scura, il cielo è sempre azzurro e immutato. E che a volte, per vedere splendere il sole, bisogna passare attraverso la tempesta. Come quella mattina in volo 😉
bel messaggio di speranza…. godere di ciò che la vita ci offre senza volerlo possedere 🙂
🙂
Una riflessione bellissima,che già condividevo, ma che mi ha aiutato a trovare altre risposte, che proprio in questo giorni cercavo… Grazie di cuore!!!
sono molto contenta 🙂
Ciao Megumi …
Davvero bello sentire come esprimi la bellezza della tua anima …la bellezza della natura ci rapisce ed è gratuita … è con gli occhi che guardiamo e nella nostra anima rimane impresso tutto .. e nel cuore
Grazie della tua testimonianza
🙂
Ciao Megumi, è molto bello quello che scrivi, trasmetti la vera bellezza della vita, l’importanza del reale, nella nostra quotidianità. Il sapere con certezza di non essere soli… Di accogliere e dare un senso pieno di significato. Semplicemente quello di “vivere adesso”. Grazie Di Cuore
grazie a te, Alessia 🙂
Il callistemon di cui parli evoca effettivamente nel suo nome un’idea di “bello” e del resto è proprio il desiderio del bello che assai spesso attiva la nostra fame predatoria, sia anche quella di una persona. Già il greco Platone, imbevuto di sapienza orientale, ci insegnava che l’amore, acceso dalla contemplazione del bello, vive solo fino a quando è animato dal desiderio, dalla privazione e dalla mancanza dell’oggetto amato. Il raggiungimento dell’oggetto d’amore ne decreta inevitabilmente la sua fine proprio perché il suo appagamento sancisce l’inutilità di un ulteriore brama. Infelice è dunque il destino dell’uomo che nell’anima sente il desiderio del bello, la voglia di perdersi in esso ma condannato poi a non poterne godere della sua promiscuità, soprattutto quando si accorge di averlo raggiunto.
😀 ti avrei riconosciuto tra mille, con questo nick altisonante! (che, per chi non lo sapesse, è il nome scientifico della comunissima acciuga 😀 )
benvenuto innanzitutto e grazie per aver lasciato il tuo interessante contributo 😉
nel merito, in effetti questa riflessione era nata in un momento particolare in cui stavo cercando di aiutare un nostro amico comune 😉 che si era perdutamente invaghito di una ragazza che non lo ricambiava come lui avrebbe voluto, ed era disperato. Nel cercare di aiutarlo, ero particolarmente ricettiva riguardo a come nasce il desiderio e come siamo spessissimo capaci, come affermi anche tu, di rovinarci l’esistenza con le nostre stesse mani: infelicità, vero. Sia nel desiderare qualcosa o qualcuno che potremmo non poter raggiungere, infelicità anche dopo averlo ottenuto, perchè potrebbe non essere all’altezza delle nostre aspettative, o per la paura di poterlo perdere.
L’ “amore” di cui parli citando Platone qui su diventarefelici lo chiamiamo “innamoramento” (vicino all’ “eros” di Platone, basato sul desiderio. Desiderio di “prendere”, di possedere appunto), tutt’altra cosa è invece l’Amore (l’ “agape” di Platone, basato invece sul “dare”. ) E quando siamo concentrati sul “dare”, anzichè sul voler “prendere”, abbiamo già tutto quello che ci serve. Siamo ricchi di tutto ciò che già abbiamo e possiamo dunque donare 🙂